mercoledì 2 aprile 2008

NUOVO SECOLO AMERICANO









Il nuovo secolo americano presenta tutti i retroscena storici, politici, economici e filosofici che avrebbero portato agli attentati dell'11 settembre per vie ben diverse da quelle che ci sono state raccontate.

venerdì 29 febbraio 2008

NO COMMENT



E' scandalo in Sudafrica per un video diffuso su internet, in cui quattro studenti bianchi umiliano operai neri del loro campus universitario, facendogli bere urina a loro insaputa. Subito dopo la diffusione delle immagini, nella University of the Free State a Bloemfontein, un tempo roccaforte degli Afrikaans, sono scoppiate proteste e violenze. La polizia ha arrestato decine di dimostranti, sia neri che bianchi, sospese le lezioni.

I quattro studenti hanno fatto ubriacare degli addetti alle pulizie neri (quattro donne addette alla pulizia e un uomo), costringendoli poi a subire umiliazioni, tra le quali bere inginocchiati dell'urina. Il video è stato girato lo scorso settembre, da allora due degli studenti hanno lasciato l'università, mentre gli altri due sono stati sospesi e sono indagati dalla polizia.

"Ho detto piu' volte che questa università non è un posto per episodi di razzismo, siamo di fronte ad una grossolana violazione della dignità umana di questi lavoratori" ha detto ancora il rettore.

Sembra che il video sia stato fatto come messaggio in risposta alla decisione dell'università di abolire i dormitori separati tra studenti bianchi e neri. Una decisione che è stata presa solo quest'anno.

Ma le immagini hanno avuto sollevato subito un'ondata di reazioni forti e di polemiche. Studenti e professori si sono levati per denunciare lo "shock", "l'orrore", "l'onta", "l'attentato alla dignità umana".

martedì 19 febbraio 2008

CASTRATO


Fidel Castro, da tempo malato, ha annunciato di rinunciare alla presidenza di Cuba. "Non ambisco né accetterò, ripeto, non ambisco né accetterò la posizione di presidente del Consiglio di Stato e comandante in capo", ha scritto Castro, 81 anni, al potere da quasi 50. L'annuncio del lìder maximo avviene 19 mesi dopo che un intervento chirurgico intestinale lo aveva costretto a cedere temporaneamente il potere al fratello Raul.
Annunciando la sua decisione tramite l'edizione elettronica di Granma, l'organo ufficiale del regime, Fidel Castro ha annunciato ufficialmente la sua rinuncia al ruolo di presidente di Cuba, carica che ha esercitato finché la malattia non l'ha allontanato dal potere.
Da diversi mesi Fidel si esprime regolarmente dalle colonne della stampa ufficiale, fornendo il suo punto di vista su diversi argomenti internazionali. Due giorni fa aveva alimentato le attese sul suo futuro politico, suggerendo in un articolo pubblicato sulla stampa locale, di avere in preparazione un annuncio ''di grande interesse''.
''Nella mia prossima riflessione - aveva scritto sul quotidiano Granma - affronterò un argomento di grande interesse per molti compatrioti, ma non voglio per ora anticiparne nulla''.
Il 24 febbraio è fissata la riunione del Parlamento cubano che dovrà designare i membri del Consiglio di Stato, il più alto organismo esecutivo dell'isola, e il suo presidente. Cosi Castro sottolinea che ora ''è venuto il momento di eleggere il Consiglio di Stato, il suo presidente, il vicepresidente''.
''Ho avuto l'onore di questa carica per molti anni dopo la nuova costituzione del 1976 - ha scritto ancora rivolgendosi ai suoi concittadini con toni affettuosi - . Conoscendo il mio stato di salute critico, molti pensavano all'estero che la rinuncia provvisoria alla carica di presidente del Consiglio di Stato il 31 luglio 2006 che ho lasciato nelle mani del primo vicepresidente Raul Castro Ruz, fosse definitiva''.
"Fortunatamente il nostro processo conta ancora su quadri della vecchia guardia, uniti ad altri che erano più giovani quando è cominciata la prima tappa della Rivoluzione''. ''Il cammino - ha proseguito - sarà difficile e richiederà lo sforzo intelligente di tutti''.
La lettera si chiude con la promessa che non si ritirerà a vita privata: ''Non vi dico addio. Spero di combattere come un soldato delle idee. Continuerò a scrivere sotto il titolo ''Riflessioni del compagno Fidel''. La mia voce forse verrà ascoltata, saro' prudente''. Il messaggio è firmato di suo pugno e ha la data del 18 febbraio.

giovedì 14 febbraio 2008

IL GIORNO DELL'AMORE?


Strage di San Valentino in un campus universitario dell'Illinois: un ex studente armato con due pistole ed un fucile ha ucciso almeno cinque persone durante una lezione in un'aula affollata della Northern Illinois University per poi togliersi la vita. Altri 16 studenti sono rimasti feriti, alcuni gravemente. Gli studenti hanno tentato disperatamente di scappare, calpestandosi a vicenda, fuggendo tra corpi insanguinati, urla e lamenti.
Il giovane, bianco e magro, vestito di nero è entrato da una porta secondaria in un'aula della Cole Hall dove stava per terminare una lezione di geologia. "Non ha detto una parola. E' salito sul podio dove si trovava l'insegnante ed ha aperto il fuoco verso gli studenti - ha raccontato un testimone -. Ha sparato in rapida successione, con calma mentre nell'aula esplodevano il caos e il terrore".
La polizia del campus universitario , che si trova a DeKalb (a circa 100 km da Chicago), è giunta rapidamente sulla scena della strage. Ma lo sparatore, che aveva frequentato corsi di sociologia all'università, si era già tolto la vita. Le vittime più gravi, con ferite alla testa e al torace, sono state portate in elicottero in ospedale. Pochi minuti dopo l'inizio della sparatoria è scattato il sistema di allarme nel campus con messaggi email e sul sito web della università che invitavano gli studenti a restare in posti sicuri perché c'era un uomo armato in circolazione nel campus.
Gli studenti sono stati inoltre invitati, una volta accertata la morte del killer, a chiamare i loro familiari. Le lezioni sono state immediatamente sospese e l'università resterà chiusa anche oggi. Il presidente della università, John Peters, ha detto in una conferenza stampa che quattro persone sono morte nella classe di geologia (compreso lo sparatore) mentre altre due sono morte successivamente in ospedale. Non è ancora emerso un motivo per la strage, avvenuta a dieci mesi da quella del Virginia Tech, dove il 16 aprile 2007 uno studente di origini sudcoreane aprì il fuoco contro studenti ed insegnanti provocando la morte di 32 persone prima di togliersi la vita, nella strage più grave mai avvenuta in una università americana.
La Northern Illinois University è frequentata da oltre 25 mila studenti. L'ateneo era stato chiuso nel dicembre scorso per un giorno dopo che in un bagno del campus erano state trovate scritte di minaccia che facevano riferimento alla strage del Virginia Tech.

mercoledì 13 febbraio 2008

LA SPARANO GROSSA


Il Pentagono intende abbattere un satellite-spia americano fuori controllo, che cadrà sulla Terra a marzo. Lo hanno detto fonti anonime dell'amministrazione Bush, citate dai media Usa. Secondo indiscrezioni, il ministero della Difesa avrebbe deciso di lanciare un missile. Il satellite potrebbe essere pericoloso sia per l'impossibilità di prevedere il punto di caduta sia per il materiale radioattivo che trasporta.
E' stato il presidente Bush a dare l'ordine al Pentagono di prepararsi a "intercettare e distruggere" L-21, un satellite-spia supersegreto che fin dal lancio nel 2006 ha creato problemi agli Stati Uniti. "E' la prima volta che usiamo un missile tattico per colpire un oggetto spaziale", ha detto il vicecapo degli Stati Maggiori del Pentagono, generale James Cartwright. Il satellite americano, delle dimensioni di un minivan e pesante 2.270 kg, fu lanciato nel 2006 dalla California per una missione top secret del National Reconnaissance Office (Nro), ma entrò in panne quasi subito. Adesso si trova a 280 km da Terra, dopo essere già sceso di 70 km e dovrebbe raggiungere l'atmosfera a marzo. Non avendo mai acceso i propri razzi, ha a bordo 450 kg circa di pericolosa idrazina, un carburante che a Terra potrebbe avere seri effetti tossici. Le possibilità che il satellite cada su un'area popolata, ha detto James Jeffries, vice consigliere per la sicurezza nazionale alla Casa Bianca, "sono molto piccole, ma se avviene c'è il rischio che provochi morti o danni agli esseri umani", legati anche alle sostanze tossiche a bordo. Per questo, secondo Jeffries, il presidente Bush ha raccolto le raccomandazioni dei militari e ha ordinato l'operazione, che dovrebbe avvenire in una data imprecisata nella prima settimana di marzo. Tra i motivi della scelta, è stato spiegato al ministero della Difesa, c'è anche il fatto di impedire che un satellite che fa parte di un programma segreto finisca in mani sbagliate. Il Pentagono spera di centrare il bersaglio con un solo missile e avrà due giorni di tempo per valutare i risultati e decidere se sia necessario e possibile un secondo tentativo. Tra gli obiettivi c'è quello di colpire soprattutto il serbatoio di carburante, per ridurre al minimo la quantità di idrazina che cadrà sulla Terra.

lunedì 11 febbraio 2008

CON DANNATI


Il Pentagono ha annunciato ufficialmente l'incriminazione di sei presunti terroristi detenuti a Guantanamo per l'attacco agli Stati Uniti dell'11 settembre 2001, che provocò la morte di 2.973 persone. Per tutti e sei è stata chiesta la condanna a morte. Tra questi c'è la cosiddetta mente degli attentati, Khalid Sheikh Mohammed. L'uomo, di nazionalità pakistana, ha dichiarato di aver pianaficato ogni aspetto di quell'azione criminale.
Il formale rinvio a giudizio dei prigionieri avverrà lunedì prossimo: i sei saranno processati di fronte agli speciali tribunali militari della base e non potranno essere rappresentati da legali indipendenti. Lo ha reso noto il portavoce del Pentagono Bryan Whitman. Pesantissime le incriminazioni: omicidio e crimini di guerra. I legali del Pentagono chiederanno la condanna alla pena capitale per responsabilità nell'omicidio di circa tremila americani negli attentati di sei anni fa. Attentati che cambiarono il mondo
"Il Pentagono ha lavorato con grande impegno per completare il fascicolo di accuse contro individui coinvolti in uno dei più orribili atti di violenza e di terrorismo mai commessi contro gli Stati Uniti e i loro alleati - ha detto Whitman - il team legale ora è pronto a passare alla prossima fase per il processo".
Il New York Times ha citato i nomi degli altri prigionieri, si tratta di Mohammed al Qahtani, l'uomo che il Pentagono considera il ventesimo dei dirottatori dell'11 settembre 2001, Ramzi bin al Shibh, il principare intermediario tra i kamikaze e la cupola di Al Qaeda, Ali Abd al Aziz Ali, noto come Ammar al Baluchi, un nipote di Khalid Sheikh Mohammed e suo luogotenente nell'operazione del 2001, un collaboratore di al Baluchi, Mustafa Ahmed al Hawsawi e Walid bin Attash, noto come Khallad: secondo gli inquirenti ha addestrato alcuni componenti del commando di Al Qaeda.
A quanto ha dichiarato il Pentagono, sarà il tribunale militare a decidere quali prove saranno ammesse in giudizio, ma vi sarà "poco" che rimarrà coperto dal segreto d'ufficio.

giovedì 7 febbraio 2008

STUPEFACENTE


Sono circa 80 gli arresti disposti dai magistrati della procura distrettuale di New York e dai pm della Direzione distrettuale antimafia di Palermo nell'ambito dell'inchiesta "Old bridge" nei confronti di esponenti delle famiglie mafiose palermitane, coinvolti in traffici internazionali di stupefacenti tra l'Italia e gli Usa. I magistrati di New York hanno ordinato l'arresto di Frank Calì, ritenuto il nuovo boss della famiglia Gambino.
Il boss, secondo le indagini condotte in maniera congiunta dall'Fbi e dal Servizio centrale operativo della polizia di Stato, è da alcuni anni in contatto con i mafiosi palermitani che facevano capo a Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo. Le indagini sono condotte dal Servizio centrale operativo della polizia di Stato e dalla Squadra mobile di Palermo, coordinati dalla Dda e dalla procura nazionale antimafia. L'inchiesta ''old bridge'' di competenza italiana riguarda esponenti mafiosi in collegamento con gli americani sui quali stanno indagando l'Fbi coordinati dai magistrati della procura distrettuale di New York. A Palermo la squadra mobile e il Servizio centrale operativo hanno eseguito circa venti ordini di fermo disposti dalla Dda, mentre a New York sono stati effettuati 60 arresti. Il boss ai nipoti: "Lasciate l'Europa" Fra i dettagli emersi sull'operazione antimafia 'Old bridge' c'è l'intercettazione ambientale registrata lo scorso 30 agosto all'interno del carcere di Torino, nella quale il boss mafioso Francesco Inzerillo, detto 'u' truttaturi' (il trottatore ndr), rivolgendosi ai nipoti Gianni e Pino Inzerillo, li invita a lasciare l'Italia. "Qua c'è solo d' andare via.. e basta.. - diceva senza sapere di essere intercettato - se non fai niente devi pagare, se fai devi pagare per dieci volte". E aggiungeva: "il punto è che tu non puoi stare.. che ormai i nomi sono segnalati, punto e stop". "La migliore cosa e quella d'andarsene?.. basta essere incriminato per l'art. 416 bis, automaticamente scatta il sequestro dei beni?. cosa più brutta della confisca dei beni non c'è". I due nipoti gli rispondevano di avere già preso in considerazione questa ipotesi, "anche perchè - si legge nel provvedimento dei pm - la pubblicità dovuta ai media, faceva sì che la gente li guardasse in maniera strana". Francesco Inzerillo ha quindi suggerito che l'unica soluzione accettabile era "andarsene dall'Europa.. non dall'Italia .. devi andare via dall'Europa..".

mercoledì 6 febbraio 2008

CASA BIANCA (O NERA?)


"Il Supertuesday va a Barack Obama, che ha conquistato il maggior numero di stati e delegati". Ad affermarlo, in attesa di riscontri, un comunicato pubblicato sul sito della campagna del senatore dell'Illinois in cui si precisa che Obama "ha conseguito un'importante vittoria sulla senatrice Clinton". I media americani finora hanno dato un vantaggio ad Hillary Clinton, ma in misura diversa l'uno dall'altro.
Il network Nbc ha previsto che alla fine dei conti sarà Obama a spuntarla, ma le proiezioni dei vari media indicano ancora una situazione non definita. Per vincere la nomination tra i democratici, è necessario conquistare 2.025 delegati. Con lo stato del New Mexico ancora da assegnare, Obama ha sostenuto di essere in testa con 845 delegati contro gli 836 di Hillary Clinton. La complessa formula che i democratici usano per assegnare i delegati contribuisce all'incertezza, insieme all'assegnazione di 796 "superdelegati" (senatori, deputati, governatori e altri esponenti di partito, non vincolati nella loro scelta), che vengono ripartiti in modo diverso dai vari media. Secondo le proiezioni della Nbc, Obama alla fine dei conti del Super Martedì avrà tra 840 e 849 delegati, contro gli 829-838 della Clinton. Queste sono le ultime proiezioni dei vari network televisivi:CNN: Clinton 825, Obama 732NBC: Clinton 582, Obama 485CBS: Clinton 974, Obama 905ABC: Clinton 872, Obama 793FOX-AP: Clinton 845, Obama 765

martedì 5 febbraio 2008

CAPOLINEA


Mercoledì finisce la XV legislatura con lo scioglimento delle camere. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto al Quirinale i presidenti di Senato e Camera come da prassi: l'articolo 88 della Costituzione infatti prevede lo scioglimento dopo aver sentito i presidenti dei due rami del Parlamento. Il presidente del Consiglio Romano Prodi salirà al Quirinale per controfirmare il decreto.
Il giorno del voto, che verrà deciso dal governo, dovrà essere compreso fra il 45esimo e il 70esimo giorno dallo scioglimento delle Camere. E' questo infatti il limite temporale previsto dalle norme che regolano le procedure per il voto e fissano i tempi per la presentazione delle candidature e delle liste e per il deposito dei simboli elettorali presso il ministero dell'Interno. Sarà sempre il capo dello Stato, con decreto, a convocare inoltre i comizi elettorali su deliberazione del Consiglio dei ministri. Lo stesso decreto fissa il giorno della prima riunione delle nuove Camere. Tutte le previsioni concordano nell'indicare in domenica 13 e lunedì 14 aprile le date in cui gli italiani, dopo meno di due anni dalle ultime elezioni politiche, saranno chiamati nuovamente alle urne. Le elezioni politiche, prevede la legge, devono tenersi entro 70 giorni dalla data di scioglimento anticipato delle Camere da parte del capo dello Stato. Restano in ballo quindi anche le date del 6 e 7 aprile.

lunedì 4 febbraio 2008

IL RITORNO DEGLI UOMINI BOMBA


Un attentatore suicida si è fatto esplodere in un centro commerciale della città di Dimona, nel sud di Israele. Un secondo kamikaze sarebbe stato ucciso prima di farsi saltare in aria. Almeno tre i morti: si tratta dei due terroristi e di una donna israeliana. Una quindicina i feriti. Rivendicazioni sono giunte dai martiri di al-Aqsa e dalla Jihad islamica. A Dimona è insediato il Centro di sviluppo del programma nucleare israeliano.

Nell'ospedale di Beer Sheba sono ricoverate 15 persone fra cui un israeliano definito ''in fin di vita''. Il ministro della difesa Ehud Barak sta per raggiungere Dimona per rendersi conto di persona dell'accaduto. Il premier Ehud Olmert non ha ancora commentato gli ultimi eventi. Una fonte nel suo ufficio ha rilevato che ''si tratta di un episodio grave, ma prevedibile''. Si tratta del primo attentato in Israele dopo la conferenza internazionale per la pace israelo-palestinese tenutasi lo scorso novembre ad Annapolis, negli Stati Uniti.

Secondo la radio militare, uno dei due attentatori palestinesi sarebbe stato ucciso dagli spari di un ufficiale israeliano: il corpetto che indossava non è ancora esploso e artificieri hanno sgomberato la zona. "Abbiamo udito una forte esplosione e visto la gente che correva", ha raccontato un negoziante, "ho visto volare brandelli di carne umana".

L'attentato è stato rivendicato dalle Brigate dei martiri di al-Aqsa (al Fatah) con una telefonata anonima ad una agenzia di stampa palestinese. Il loro portavoce affermava di parlare da Gaza. La televisione commerciale israeliana Canale 10 ha appreso di un volantino di rivendicazione che sarebbe firmato congiuntamente dalle Brigate al-Aqsa e dai Comitati di resistenza popolare. Secondo la radio militare, un'altra rivendicazione sarebbe giunta nel frattempo dalla Jihad islamica.

Il movimento di resistenza islamico Hamas, che a giugno scorso assunse il controllo della Striscia di Gaza e ha costretto il presidente palestinese Abu Mazen a riparare nella Cisgiordania occupata, ha commentato l'attentato dicendo che si è trattato di "un atto eroico" e "la naturale risposta ai crimini commessi dall'occupazione".

In questa fase l'episodio viene collegato direttamente all'abbattimento della barriera di confine fra Gaza ed Egitto che, secondo i servizi segreti israeliani, ha consentito nelle ultime due settimane l'ingresso di numerosi terroristi nel Sinai egiziano e dunque in una zona non lontana geograficamente da Dimona. In seguito all'attentato, Israele deve ''sospendere i negoziati politici con l'Anp'' e rafforzare le difese lungo il confine con l'Egitto, ha affermato il ministro Ely Ishay, leader del partito ortodosso Shas.

domenica 3 febbraio 2008

LIVING IN DARFUR


Il presidente del Ciad Idriss Deby ha rifiutato l'offerta del governo francese di farlo uscire dal Paese. Lo hanno annunciato fonti dell'Eliseo. Intanto aerei da trasporto dell'esercito francese hanno trasferito circa 400 cittadini stranieri da N'Djamena, capitale del Ciad dove infuriano i combattimenti, verso Libreville, in Gabon, nel corso della notte. Lo ha reso noto lo stato maggiore dell'esercito francese.

Dopo i trasferimenti, nei tre punti di raccolta allestiti dal contingente transalpino a N'Djamena rimangono ora 560 persone. La situazione in Ciad è sempre più critica. ll governo francese ha fatto pressione sul presidente Idriss Deby per farlo uscire dal paese in preda alla violenza, qualora egli ritenga di essere in pericolo di vita, ma lui ha rifiutato."Da venerdì sera abbiamo offerto a Idriss Deby aiuto per lasciare il Ciad se avesse capito che la sua vita era in pericolo e che doveva andarsene, ma lui ha rifiutato", ha detto la fonte dell'Eliseo. "La proposta di aiuto è sempre valida", ha aggiunto. Secondo un giornalista dell'Afp nel centro di N'Djamena stanno infuriando i combattimenti tra i gruppi ribelli e le forze leali al presidente, dopo una notte relativamente tranquilla.
Da venerdì sera il presidente francese Nicolas Sarkozy ha tenuto due riunioni di crisi con i ministri della Difesa e degli Esteri. Sabato Sarkozy ha avuto due colloqui con Deby sugli ultimi sviluppi della situazione in Ciad, in particolare a N'Djamena dai quali era venuta l'assicurazione che era in atto una tregua.
Il capo di Stato maggiore del Ciad, Daud Soumain, è stato ucciso durante i combattimenti. Lo ha confermato il ministro della Difesa francese Hervé Morin. Sabato notizie provenienti da N'Djanema avevano parlato della morte di Soumain in scontri a Massaguet. E intanto il dispiegamento della forza europea Eufor in Ciad e Centrafrica è "sospeso fino a mercoledì prossimo" a causa dei violenti combattimenti che da tre giorni scuotono il paese.
Farnesina: "Evacuati 21 italiani"Sulla base dell'accordo tra il ministero degli Esteri e le autorità francesi, sono stati evacuati 21 connazionali residenti nella capitale del Ciad, N'Djamena, che avevano chiesto di lasciare il paese. Lo hanno reso noto fonti della Farnesina. I connazionali sono attualmente preso la base francese di Libreville, dove sono stati raggiunti dal nostro ambasciatore in loco. Rimangono ancora alcuni italiani nella capitale e nel resto del paese.

venerdì 1 febbraio 2008

ORDINARY LIFE


Due attentati a Baghdad: 68 morti
Colpiti affollati mercati della città
Due gravi attentati kamikaze, compiuti da altrettante donne affette da sindrome di Down, si sono registrati a breve distanza l'uno dall'altro a Baghdad, in Iraq. Il bilancio è di almeno 68 morti e decine di feriti. L'attacco più sanguinoso è stato messo a segno nel mercato al Ghazil, dove un ordigno è esploso tra la folla. Il secondo è stato compiuto al mercato degli uccelli di Al Jedida, sobborgo situato nella parte sud-orientale della città.


A rendere ancora più agghiacciante il doppio attacco, è stato il fatto entrambe le donne "suicide" sarebbero state affette dalla sindrome di Down e non in grado di farsi esplodere da sole: a questo avrebbe provveduto qualcuno a distanza con un radiocomando.



In ordine di tempo, prima è stato colpito il frequentatissimo Suq Al Ghazil, famoso per la varietà di animali domestici, uccelli esotici e pesci da acquario che offre, e poi quello di Al Jadida, sobborgo situato nella parte sud-orientale della capitale, dove analogamente sono in vendita volatili.
Entrambi erano particolarmente affollati, essendo giornata festiva. Suq Al Ghazil, che apre solo di venerdì, proprio per la sua popolarità è stato spesso obiettivo di attentati: tre soltanto l'anno scorso, l'ultimo dei quali il 23 novembre, quando rimasero uccise tredici persone e altre 57 riportarono lesioni.

giovedì 31 gennaio 2008

INTERVENTO DI PACE


Quattro anni di guerra hanno fatto un milione di morti in Iraq: il dato è frutto di una ricerca condotta dall'istituto britannico Opinion Research Business e dalla controparte irachena Independent Institute for Administration and Civil Society Studies. Lo studio è stato effettuato sulla base di interviste con 2.414 adulti iracheni. Di questi almeno il 20 per cento ha avuto almeno uno congiunto ucciso.
Per la precisione sono 1.033.000 le vittime tra gli iracheni. Il dato, che prende come riferimento il periodo tra l'invasione delle forze della coalizione a comando Usa nel marzo del 2003 fino all'agosto del 2007, è stato effettuato sulla base di interviste con 2.414 adulti iracheni. L'ultimo censimento condotto in Iraq nel 1997 aveva registrato 4,05 milioni di famiglie. Sulla base di questa cifra l'Ong è giunta a calcolare le vittime. Un primo calcolo della guerra in iraq era stato fatto dalla rivista Lancet nel 2004: erano allora 100mila le persone uccise.In seguito nell'ottobre del 2006 la scuola medica Bloomberg della John Opkins University statunitense aveva stimato i morti tra i civili in 601.027. Cifra a suo tempo bollata come "non credibile" dal presidente George W. Bush. Il margine di errore dell'indagine è stato dell'1,7%, e la forchetta dei decessi si pone fra 946.258 e 1,12 milioni. La ricerca ha interessato 15 delle 18 province irachene. Fra quelle non incluse figurano due delle regioni più turbolente - Kerbala e Anbar - e la provincia settentrionale di Erbil, dove le autorità hanno rifiutato il permesso di effettuare l'indagine. Orb, un'organizzazione non governativa fondata nel 1994, effettua ricerche per i settori pubblico, privato e del volontariato. Il direttore del gruppo, Allan Hyde, ha affermato di non aver avuto altro obiettivo che registrare il più accuratamente possibile il numero di morti fra la popolazione irachena come conseguenza dell'invasione del seguente conflitto.

mercoledì 30 gennaio 2008

PROMESSA DA MARINI


Si prosegue sulle complesse faccende di politica italiana.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha affidato al presidente del Senato Franco Marini l’incarico di creare un governo che riformi la legge elettorale. Il capo dello Stato ha affidato a Marini «l’incarico di verificare la possibilità di consenso sulla riforma della legge elettorale e di sostegno ad un governo funzionale all’approvazione di tale riforma e all’assunzione delle riforme più urgenti». Il presidente del Senato riferirà «nel più breve tempo possibile». Napolitano ha spiegato che senza le necessarie riforme istituzionali, compresa quella della legge elettorale, l’Italia non può raggiungere «stabilità politica ed efficienza istituzionale». Ed è per questo che «ho chiesto al presidente del Senato, facendo appello al suo senso di responsabilità istituzionale, di verificare le possibilità di consenso su un preciso progetto di riforma della legge elettorale e di sostegno ad un governo funzionale all’approvazione di quel progetto e all’assunzione delle decisioni più urgenti in alcuni campi».

''Il mio impegno cercherà di concentrarsi per avere tempi più brevi possibile - lo ha assicurato il presidente del Senato, Franco Marini, sottolineando - trattandosi di un lavoro gravoso bisogna farlo seriamente''. Marini ha detto infine: ''Assicuro tutta la mia determinazione per questi giorni che ho di fronte''.

Verso un governo light

«Il numero totale dei componenti del governo a qualsiasi titolo - stabilisce la Finanziaria - compresi ministri senza portafoglio, vice ministri e sottosegretari non può essere superiore a sessanta». Se si guarda ai 102 incarichi del governo Prodi (97 al momento del giuramento al Quirinale) il taglio è deciso. Calcolatrice alla mano, l’alleggerimento numerico dovrà essere almeno del 41%, con un impatto a cascata su portaborse, staff di segreteria e auto-blu. Sulla carta - ma non nella realtà - la previsione di un governo light di 12 ministri non è una novità. È questo il numero che veniva espressamente fissato già nel 1999 dalla riforma Bassanini, che stabiliva un massiccio accorpamento di dicasteri.

martedì 29 gennaio 2008

BLACK HAWK GUN


Sulla crisi politica siamo nella ovvia fase delle consultazioni del presidente Napolitano con le varie forze politiche, le ipotesi sono sempre le stesse, chi per il voto subito, chi per un governo transitorio, comunque nulla si è mosso, il casino è sempre lo stesso.

Il fattaccio di oggi è l'esplosione di violenza in Kenya, sull'orlo di una guerra civile.

Articolo tratto dal Corriere.

NAIVASHA (KENYA) - Non si arresta la violenza in Kenya dopo le contestate elezioni presidenziali del 27 dicembre che hanno confermato Mwai Kibaki alla presidenza. Mentre cresce l'attesa per l'incontro tra il presidente rieletto e lo sfidante, Raila Odinga, che contesta l'esito del voto, la notizia dell'uccisione di un deputato dell'opposizione, Mugabe Were, primo politico vittima delle rivolte, ha scatenato una nuova ondata di violenze facendo salire a 22 il numero delle vittime nelle ultime ore.
ELICOTTERI CONTRO LA FOLLA - Gli episodi più drammatici sono accaduti a Naivasha (nella Rift Valley, epicentro degli scontri negli ultimi giorni), una splendida località turistica a 90 km a nord ovest di Nairobi, divenuta un campo di battaglia. Lì sono intervenuti elicotteri militari per «disperdere» gruppi di manifestanti. Ed hanno sparato: ufficialmente pallottole di gomma, ma molti testimoni hanno parlato di tiri nel mucchio con munizioni vere.ESCALATION - L'utilizzo di elicotteri militari appare un nuovo pericolosissimo passo in avanti nell'escalation della violenza, e sembra anche confermare la notizia che circola da giorni secondo cui il governo starebbe per prendere la decisione di schierare l'esercito in piazza. Anche l'ex segretario generale dell'Onu Kofi Annan - che sta mediando tra le parti - avrebbe ipotizzato tale soluzione, che però trova contraria la maggioranza dei diplomatici presenti in Kenya che la considerano una deriva rischiosissimaNEGOZIATI A RISCHIO - La notizia dell'uccisione di Were e gli scontri scatenati in diverse località del Paese rischiano di compromettere i negoziati tra Kibaki e Odinga, aperti oggi da Kofi Annan. L'ex segretario generale delle Nazioni Uniti è dal 22 gennaio a Nairobi per tentare una soluzione mediata di uno scontro di potere a cui alcuni settori vogliono dare una valenza etnica. Odinga ha parlato di un omicidio politico. «Circolano molte voci. Ci auguriamo che un'indagine faccia luce sull'accaduto», ha detto ai giornalisti il leader dell'Odm, il quale ha esortato la popolazione alla calma.

venerdì 25 gennaio 2008

DINI CRISIS


Stasera partirò per Londra, il blog verrà aggiornato lunedì o martedì prossimi (speriamo non succedano finimondi).
La situazione dopo la caduta del governo Prodi.
Sono sei i senatori dell' Unione che hanno abbandonato Romano Prodi
negando la fiducia al suo governo. I "traditori", come li considera il centrosinistra,
o gli "eroi", agli occhi del centrodestra, sono: Clemente Mastella e Tommaso Barbato
dell'Udeur; Lamberto Dini e Giuseppe Scalera dei Liberaldemocratici (quest'ultimo si è
astenuto, ma al Senato l'astensione ha gli stessi effetti di un voto contrario);
Domenico Fisichella, uscito dal gruppo dell'Ulivo quando è nato il Pd; Franco Turigliatto,
della Sinistra critica.

Fino all'ultimo Prodi ha provato a convincere i sei "ribelli" a votare la fiducia al Senato,
dove il rapporto tra i due schieramenti è quasi di parità. Ma non c'è stato nulla da fare.
Sulle posizioni dell'Udeur, che aveva aperto la crisi lunedì scorso sull'onda del ciclone
giudiziario che ha coinvolto Mastella, la moglie e mezzo Udeur della Campania, si sono
portati anche i diniani, il trotzkista Turigliatto, che ormai da tempo si definisce
«un oppositore da sinistra» del governo, e all'ultimo Domenico Fisichella,
uscito dal gruppo dell'Ulivo dopo la nascita del Pd, e che a dicembre,
nelle votazioni sulla Finanziaria, aveva detto che «l'esperienza del governo
si era esaurita».



Il presidente della Repubblica vede
Marini e Bertinotti. Due le ipotesi:
governo tecnico o il voto anticipato


Consultazioni subito. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano scende in campo e prende in mano la crisi di governo. Succede dopo tre giorni nei quali il premier Romano Prodi ha mantenuto con tenacia la sua decisione di parlamentarizzare la crisi. Ieri, dopo la sconfitta al Senato, Prodi ha aperto formalmente la crisi rassegnando il mandato nelle mani del Capo dello Stato e Napolitano ha fatto la sua parte. Oggi pomeriggio Napolitano incontrerà i presidenti di Camera e Senato Fausto Bertinotti e Franco Marini ma già da stamane il Quirinale sarà al lavoro per scrivere il calendario delle consultazioni con le forze politiche.

Napolitano, rispettando la formula di rito, ha accettato con riserva le dimissioni del premier perché il suo primo compito è proprio quello di verificare se esistono le condizioni per respingere le dimissioni e rimandare il capo del governo dimissionario alla prova della fiducia alle Camere. Prodi resta quindi in carica per il ’disbrigo degli affari correntì ma l’ipotesi di un reincarico del premier, che ha «sfidato» la conta del Senato chiamando in causa il suo rispetto per la Costituzione, sembra tramontata. Restano in campo altre due possibilità: un governo tecnico o istituzionale o le elezioni anticipate. La «voce» delle forze politiche che il presidente ascolterà pazientemente e facendo tutti gli approfondimenti necessari sarà determinante. Potrebbero, quindi, non essere consultazioni brevi come invece era accaduto l’anno scorso per la prima crisi del governo Prodi. Ma ogni scenario al momento è prematuro.

giovedì 24 gennaio 2008

POLITIC TAC




AGGIORNAMENTO ORE 23:00

Prodi sale al quirinale. Probabile che dia le dimissioni da presidente del consiglio.
Discussioni sulle possibilità del dopo Prodi, voto anticipato (PD di Veltroni dice no) e sulla crisi politica.

AGGIORNAMENTO ORE 20:50

E' ufficiale.
Con 161 voti contrati e 156 favorevoli Prodi non ottiene la fiducia al senato.
Si apre la crisi di governo.

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Finalmente ho deciso di aprire l'argomento politica, potevo farlo anche in precedenza vista la situazione, ma siamo arrivati a un punto pericoloso di instabilità al punto che la nostra crisi guadagna prime pagine persino nei giornali esteri.

Apro breve parentesi. Da segnalare la volontà espressa oggi dal premier del Kosovo, che si ritiene già pronto, di ottenere l'indipendenza dalla Serbia. In un catino bollente come i balcani la situazione andrà seguita. Chiudo parentesi.

La crisi di governo dura da molti mesi, la crisi politica da anni ma sta vivendo i suoi giorni peggiori. Sottolineo la politica tutta, niente divisioni su fazioni varie.

Mastella alias ministro della giustizia dimissionario (lo sappiamo tutti ma questo sarà un archivio in futuro), caos in Senato ed oggi brutte nuove.
Articolo dal Corriere.

ROMA - È una seduta ad alta tensione quella che va in scena nell'aula del Senato, dove il premier Romano Prodi ha chiesto un voto di fiducia per verificare l'esistenza di una maggioranza a sostegno del governo. La decisione di un senatore dell'Udeur, Nuccio Cusumano, di dare il proprio consenso all'esecutivo nonostante la posizione ufficiale del partito, schierato per il no, ha causato un battibecco con scambio di violente accuse che si è concluso con un malore dello stesso Cusumano e con una sospensione della seduta per una decina di minuti.

LE PREVISIONI - Con il no annunciato da Lamberto Dini, Clemente Mastella e Tommaso Barbato e l'astensione in aula dell'altro senatore liberaldemocratico, Giuseppe Scalera, il Senato sembra voltare le spalle al governo. Sulla carta, infatti, i voti a favore della fiducia sono 157 (151 dell'Unione, compreso Nuccio Cusumano più sei dei senatori a vita), mentre quelli contrari sono 160 (i 156 del centrodestra più quelli annunciati di Franco Turigliatto, Dini, Mastella e Barbato). Si asterrà in aula Scalera, mentre Domenico Fisichella non ha ancora definitivamente sciolto la sua riserva. Ed è annunciata l'assenza dall'aula di Luigi Pallaro e del senatore a vita Sergio Pininfarina. Il presidente del Senato Franco Marini, inoltre, per prassi non prende parte al voto. Il quorum per la fiducia sarebbe dunque così fissato a quota 160 voti. Il governo avrebbe quindi tre voti meno di quelli necessari.

Altro ci sarebbe da dire ma la sostanza è qui.
Seguo la diretta della seduta al Senato e aggiornerò il blog con un nuovo post.

mercoledì 23 gennaio 2008

LA STORIA INFINITA

Buonasera a tutti.

L'argomento di ieri, anche se non è rientrato l'allarme, lo possiamo per il momento tenere in disparte perchè ciò che sta accadendo in una zona tormentata da sempre, è veramente grave.

Prima di passare alla situazione di Gaza, segnalo una notizia che voglio riportare, in attesa che si scopra cosa realmente comporti (può anche essere uno scherzo, o uno sbaglio).

La sonda lanciata dalla Nasa su marte ha scoperto una curiosa forma che ci fa subito pensare a un alieno.

La notizia sarebbe senzazionale ma appunto da verificare quindi non mi dilungo oltre e posto una prima foto, se ne riparlerà in seguito. Giudicate voi.




Torniamo quindi alla tragedia di Gaza, aldilà degli avvenimenti dei giorni scorsi, embargo, ospedali senza elettricità, scontri vittime e feriti, a cui purtroppo siamo ormai abituati, si è aggiunta oggi la notizia della fuga di decine, centinaia di migliaia di palestinesi in Egitto, distruggendo il muro al confine la prova che la situazione è insostenibile.

Posto un video che non lascia dubbi, e l'articolo tratto da "La Stampa".




Mubarak cede dopo l'abbattimento della frontiera. La crisi si regionalizza e Hamas chiede un vertice con Anp ed Egitto
Grazie al via libera di Mubarak, e alle cariche di tritolo che nottetempo hanno abbattuto la frontiera, dal confine di Refah oltre 350 mila palestinesi, secondo fonti Onu, si sono riversati dalla Striscia di Gaza in Egitto in cerca di cibo, benzina e sigarette. O anche di una via di fuga definitiva, poiché fra loro non manca chi si è portato dietro tutto ciò che possedeva. Il presidente egiziano Mubarak ha detto che le forze di sicurezza egiziane hanno «accompagnato» i palestinesi di Gaza «che subiscono una carestia a causa del blocco israeliano... ho detto loro di lasciarli entrare, sempre che non portino armi, perchè possano mangiare e acquistare prodotti alimentari e poi tornare a casa». Anche se il governo egiziano sta cercando una difficile equidistanza - Mubarak ha criticato Hamas che «sta concedendo a Israele l’opportunità di un’escalation della situazione» - la regionalizzazione del problema appare ormai inevitabile. Voluta anche da Hamas che esportando la crisi in Egitto, secondo l’analista Issam Nassar: «ha inviato un messaggio a tutti i leader arabi avvisandoli che non accetterà la disfatta senza reagire e che, se non ci sarà un intervento esterno su Israele, la questione di Gaza diventerà l’argomento del giorno nelle capitali della regione». L'offensiva è iniziata anche sul fronte diplomatico, con la richiesta del leader di Hamas ed ex premier Ismail Haniyeh, di «un incontro urgente» con Abu Mazen e i leader egiziani per ottenere una riapertura dei valichi «sulla base di una partecipazione nazionale» alla decisione. Un segnale a Fatah che sembra aver prodotto per ora almeno un risultato. Abu Mazen oggi ha condannato il blocco imposto da Israele alla Striscia senza far menzione di Hamas e del lancio di missili. Da parte israeliana l'apertura del confine egiziano è stata commentata freddamente dal portavoce del ministero degli Esteri, Arye Mekel. «La responsabilità del corretto funzionamento della frontiera - ha sottolineato - è dell’Egitto, come dicono gli accordi siglati». Pertanto Israele «si aspetta che gli egiziani risolvano il problema». Malgrado le rassicurazioni infatti, chi e che cosa stia passando in queste ore da Rafah è tutt'altro che certo. Israele teme, o piuttosto è certo che si tratti anche di armi e guerriglieri, in entrata e in uscita. Intanto, dopo l'apertura di ieri, con la consegna, dopo cinque giorni di chiusura dei valichi, di 700mila litri di carburante destinati alla centrale elettrica della Striscia e di cibo e medicine, ha di nuovo interrotto ogni comunicazione. Una chiusura che, nelle intenzioni, potrebbe diventare permanente.

martedì 22 gennaio 2008

CROLLA TUTTO!!



L'argomento scelto oggi riguarda il crollo verticale delle borse di mezzo mondo e il rischio recessione.

I segnali, AL MOMENTO, sono molto preoccupanti. (il colpo di grazia lo dà Paolini nella [metaforica, chiaramente] foto sopra...che diavolo ci faceva lì?Un possibile reporter bravissimo, ma purtroppo dal cervello shakerato).


Articolo scelto da Tiscali news.


Sembra che i mercati stiano considerando la possibilità di un rallentamento più pronunciato o anche di una recessione, ma spero che faranno attenzione alle informazioni reali dall'economia anche in Europa": lo ha detto il commissario europeo per gli Affari economici e monetari Joaquin Almunia a margine della riunione dell'eurogruppo. Almunia ha spiegato che le conseguenze per i mercati europei non saranno dirette "poiché la nostra economia non è così dipendente come nel passato dall'economia statunitense". Per il commissario "la volatilità eccessiva dei mercati non è una buona notizia ma spero che rallenterà". Almunia ha auspicato che nei prossimi giorni le autorità statunitensi adottino delle misure "in grado di contrastare il rischio di una recessione".
Borse mondiali a picco - Dopo le borse asiatiche, anche le piazze europe affondano per il timore di una recessione Usa. Francoforte arretra del 5,45%, Parigi del 4,27%. Londra cede del 3,9%. Giù del 2,8% Milano e del 3,7% Zurigo. I mercati non hanno accolto con delusione il pacchetto di aiuti fiscali da 140 miliardi di dollari delineato nei giorni scorsi dalla Casa Bianca, considerandolo insufficiente a dare uno stimolo all'economia Usa. Inoltre i listini europei reagiscono negativamente alle dichiarazioni del numero uno della Banca d'Olanda Nout Wellink, secondo il quale la crescita euroea aumenterà meno del previsto quest'anno, non oltre l'1,5%. Oggi i mercati Usa restaranno chiusi per la festività del Martin Luther King Day. Ad affossare i listini sono la paura che la cura da 150 miliardi di dollari messa a punto dall'amministrazione americana sia insufficiente per evitare la recessione Usa con effetti destinati a propagarsi sull'economia mondiale. Ma anche il riacutizzarsi dei timori legati ai mutui subprime e le difficoltà delle società assicuratrici di bond Usa, Mbia e Ambac (il cui rating è stato tagliato venerdì da Fitch ad 'AA').
Grosse perdite nel comparto assicurativo - Il comparto assicurativo perde il 5,6% con Swiss Re (-10,4%), Allianz (-9,3%), Ing Group (-8,1%) e Axa (-5,3%). Tra i bancari (-4,5% lo Stoxx di settore), Bnp Paribas affonda del 7,3%, Societé Generale del 7,2%, Dexia del 6,7%, Commerzbank del 6,3%, Deutsche Bank del 6,2%, Santander del 6%. Nella seduta disastrosa dei listini europei Milano (-2,6%) è la piazza che contiene di più le perdite. Di seguito l'andamento degli indici dei titoli guida delle principali Borse europee: - Londra -3,55% - Parigi -4,81% - Francoforte -5,33% - Madrid -4,76% - Milano -2,59% - Amsterdam -3,80% - Stoccolma -3,27% - Zurigo -3,78%.
Il tonfo delle borse asiatiche - Chiusure in profondo rosso per le principali Borse asiatiche affossate dai timori di una recessione Usa e dalla paura di un riacutizzarsi della crisi dei mutui subprime. Hong Kong ha perso il 5,5%, Shanghai il 5,1%, Tokyo il 3,8% e Seul il 2,9%. Di seguito le chiusure degli indici delle principali Borse dell'area dell'Asia-Pacifico: - Tokyo -3,86% - Hong Kong -5,49% - Shanghai -5,14% - Shenzhen -4,62% - Taiwan -0,91% - Seul -2,95% - Sydney -2,90% - Mumbai -7,13% - Singapore -6,03% - Kuala Lumpur -2,15% - Bangkok -2,94% - Giakarta -4,80%.
Fortissimo il calo in Cina - Il calo della borsa cinese in particolare è stato il più consistente da sei mesi a questa parte. L' indice CSI 300 che sintetizza l'andamento dei titoli azionari denominati in yuan sulle due maggiori piazze del Paese, é sceso del 5,0% a 5.145,73 punti; in particolare il comparto finanziario ha ceduto il 6,2% sulla scia della flessione di Bank of China, alle prese con maxi-svalutazioni legate al subprime. L'andamento negativo della Borsa cinese è legato alle preoccupazioni per i riflessi derivanti da una possibile recessione negli Usa, che stanno del resto oggi mandando al tappeto tutte le borse internazionali. Per la Cina in base agli analisti il pil nel 2008 dovrebbe segnare un più che confortante +10,5%, contro +11,5% dello scorso anno. Si tratterebbe però della prima frenata da sette anni a questa parte.

SI PARTE


Eccoci qui, infine.
Apre i battenti anche questo blog, sperando in un roseo futuro.
Niente tagli del nastro o bottiglia di spumante, quelli arriveranno se il successo coronerà un'idea, l'idea alla base di questo progetto.

Non bisogna scrivere molto si dice, per non annoiare l'utente.
Ebbene, chiaro e conciso, questa vuole essere una comunità, o meglio un'area di dibattito libera - sottolineamolo.

L'idea alla base è quella di discutere insieme di cosa ci succede intorno; non ci sono grandi argomenti, collegamenti particolari o dirottamenti sul come porre le notizie.

Esse verranno riportate per come sono, ognuno DEVE avere la PROPRIA idea e nè influenzabile nè sbagliata a priori (i mass media questo l'hanno dimenticato).

Non voglio dilungarmi oltre, il funzionamento lo vedremo (si, anche io. Si può sempre cambiare qualcosa, anche le idee) assieme.

Spiego solo il senso del titolo.

"One per day" significa un solo principale argomento ogni giorno, una discussione principale da scegliere e discutere, possibilmente sul più importante avvenimento accaduto nel giorno stesso (chiaramente i commenti saranno liberi anche successivamente), in Italia o nel mondo. Si andrà a realizzare così un archivio che diventerà in pratica di STORIA, di vita, correlato dalle opinioni DIVERSE di ciascuno di noi.

"Cosa ci aspetta oggi" è il concetto stesso dell'esistenza del blog.
In base a quanto accaduto, ognuno ha un'idea di cosa accadrà poi, e se sarà una cosa bella o brutta, se era bella o brutta la notizia precedente, e se si continuerà su quell'argomento o l'importanza verrà deviata da qualcosa d'altro.

Dai commenti si influenzerà anche la scelta di COSA è e sarà veramente importante e cosa no.
Adesso capite la differenza dei mass media che operano in base a loro coscienza?

E' un concetto difficile, ma essenziale. Se qualcosa è più importante, qui non verrà omesso, taciuto o in caso contrario non andrà proseguito oltre il dibattito.

Non sono stato particolarmente chiaro, lo so. Un grazie a chi ha letto fin qui, e spero di avervi incuriosito.

In bocca al lupo a una sana idea, ancora da sfruttare.

Crepi il lupo.