mercoledì 30 gennaio 2008

PROMESSA DA MARINI


Si prosegue sulle complesse faccende di politica italiana.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha affidato al presidente del Senato Franco Marini l’incarico di creare un governo che riformi la legge elettorale. Il capo dello Stato ha affidato a Marini «l’incarico di verificare la possibilità di consenso sulla riforma della legge elettorale e di sostegno ad un governo funzionale all’approvazione di tale riforma e all’assunzione delle riforme più urgenti». Il presidente del Senato riferirà «nel più breve tempo possibile». Napolitano ha spiegato che senza le necessarie riforme istituzionali, compresa quella della legge elettorale, l’Italia non può raggiungere «stabilità politica ed efficienza istituzionale». Ed è per questo che «ho chiesto al presidente del Senato, facendo appello al suo senso di responsabilità istituzionale, di verificare le possibilità di consenso su un preciso progetto di riforma della legge elettorale e di sostegno ad un governo funzionale all’approvazione di quel progetto e all’assunzione delle decisioni più urgenti in alcuni campi».

''Il mio impegno cercherà di concentrarsi per avere tempi più brevi possibile - lo ha assicurato il presidente del Senato, Franco Marini, sottolineando - trattandosi di un lavoro gravoso bisogna farlo seriamente''. Marini ha detto infine: ''Assicuro tutta la mia determinazione per questi giorni che ho di fronte''.

Verso un governo light

«Il numero totale dei componenti del governo a qualsiasi titolo - stabilisce la Finanziaria - compresi ministri senza portafoglio, vice ministri e sottosegretari non può essere superiore a sessanta». Se si guarda ai 102 incarichi del governo Prodi (97 al momento del giuramento al Quirinale) il taglio è deciso. Calcolatrice alla mano, l’alleggerimento numerico dovrà essere almeno del 41%, con un impatto a cascata su portaborse, staff di segreteria e auto-blu. Sulla carta - ma non nella realtà - la previsione di un governo light di 12 ministri non è una novità. È questo il numero che veniva espressamente fissato già nel 1999 dalla riforma Bassanini, che stabiliva un massiccio accorpamento di dicasteri.

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