venerdì 25 gennaio 2008

DINI CRISIS


Stasera partirò per Londra, il blog verrà aggiornato lunedì o martedì prossimi (speriamo non succedano finimondi).
La situazione dopo la caduta del governo Prodi.
Sono sei i senatori dell' Unione che hanno abbandonato Romano Prodi
negando la fiducia al suo governo. I "traditori", come li considera il centrosinistra,
o gli "eroi", agli occhi del centrodestra, sono: Clemente Mastella e Tommaso Barbato
dell'Udeur; Lamberto Dini e Giuseppe Scalera dei Liberaldemocratici (quest'ultimo si è
astenuto, ma al Senato l'astensione ha gli stessi effetti di un voto contrario);
Domenico Fisichella, uscito dal gruppo dell'Ulivo quando è nato il Pd; Franco Turigliatto,
della Sinistra critica.

Fino all'ultimo Prodi ha provato a convincere i sei "ribelli" a votare la fiducia al Senato,
dove il rapporto tra i due schieramenti è quasi di parità. Ma non c'è stato nulla da fare.
Sulle posizioni dell'Udeur, che aveva aperto la crisi lunedì scorso sull'onda del ciclone
giudiziario che ha coinvolto Mastella, la moglie e mezzo Udeur della Campania, si sono
portati anche i diniani, il trotzkista Turigliatto, che ormai da tempo si definisce
«un oppositore da sinistra» del governo, e all'ultimo Domenico Fisichella,
uscito dal gruppo dell'Ulivo dopo la nascita del Pd, e che a dicembre,
nelle votazioni sulla Finanziaria, aveva detto che «l'esperienza del governo
si era esaurita».



Il presidente della Repubblica vede
Marini e Bertinotti. Due le ipotesi:
governo tecnico o il voto anticipato


Consultazioni subito. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano scende in campo e prende in mano la crisi di governo. Succede dopo tre giorni nei quali il premier Romano Prodi ha mantenuto con tenacia la sua decisione di parlamentarizzare la crisi. Ieri, dopo la sconfitta al Senato, Prodi ha aperto formalmente la crisi rassegnando il mandato nelle mani del Capo dello Stato e Napolitano ha fatto la sua parte. Oggi pomeriggio Napolitano incontrerà i presidenti di Camera e Senato Fausto Bertinotti e Franco Marini ma già da stamane il Quirinale sarà al lavoro per scrivere il calendario delle consultazioni con le forze politiche.

Napolitano, rispettando la formula di rito, ha accettato con riserva le dimissioni del premier perché il suo primo compito è proprio quello di verificare se esistono le condizioni per respingere le dimissioni e rimandare il capo del governo dimissionario alla prova della fiducia alle Camere. Prodi resta quindi in carica per il ’disbrigo degli affari correntì ma l’ipotesi di un reincarico del premier, che ha «sfidato» la conta del Senato chiamando in causa il suo rispetto per la Costituzione, sembra tramontata. Restano in campo altre due possibilità: un governo tecnico o istituzionale o le elezioni anticipate. La «voce» delle forze politiche che il presidente ascolterà pazientemente e facendo tutti gli approfondimenti necessari sarà determinante. Potrebbero, quindi, non essere consultazioni brevi come invece era accaduto l’anno scorso per la prima crisi del governo Prodi. Ma ogni scenario al momento è prematuro.

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