venerdì 29 febbraio 2008

NO COMMENT



E' scandalo in Sudafrica per un video diffuso su internet, in cui quattro studenti bianchi umiliano operai neri del loro campus universitario, facendogli bere urina a loro insaputa. Subito dopo la diffusione delle immagini, nella University of the Free State a Bloemfontein, un tempo roccaforte degli Afrikaans, sono scoppiate proteste e violenze. La polizia ha arrestato decine di dimostranti, sia neri che bianchi, sospese le lezioni.

I quattro studenti hanno fatto ubriacare degli addetti alle pulizie neri (quattro donne addette alla pulizia e un uomo), costringendoli poi a subire umiliazioni, tra le quali bere inginocchiati dell'urina. Il video è stato girato lo scorso settembre, da allora due degli studenti hanno lasciato l'università, mentre gli altri due sono stati sospesi e sono indagati dalla polizia.

"Ho detto piu' volte che questa università non è un posto per episodi di razzismo, siamo di fronte ad una grossolana violazione della dignità umana di questi lavoratori" ha detto ancora il rettore.

Sembra che il video sia stato fatto come messaggio in risposta alla decisione dell'università di abolire i dormitori separati tra studenti bianchi e neri. Una decisione che è stata presa solo quest'anno.

Ma le immagini hanno avuto sollevato subito un'ondata di reazioni forti e di polemiche. Studenti e professori si sono levati per denunciare lo "shock", "l'orrore", "l'onta", "l'attentato alla dignità umana".

martedì 19 febbraio 2008

CASTRATO


Fidel Castro, da tempo malato, ha annunciato di rinunciare alla presidenza di Cuba. "Non ambisco né accetterò, ripeto, non ambisco né accetterò la posizione di presidente del Consiglio di Stato e comandante in capo", ha scritto Castro, 81 anni, al potere da quasi 50. L'annuncio del lìder maximo avviene 19 mesi dopo che un intervento chirurgico intestinale lo aveva costretto a cedere temporaneamente il potere al fratello Raul.
Annunciando la sua decisione tramite l'edizione elettronica di Granma, l'organo ufficiale del regime, Fidel Castro ha annunciato ufficialmente la sua rinuncia al ruolo di presidente di Cuba, carica che ha esercitato finché la malattia non l'ha allontanato dal potere.
Da diversi mesi Fidel si esprime regolarmente dalle colonne della stampa ufficiale, fornendo il suo punto di vista su diversi argomenti internazionali. Due giorni fa aveva alimentato le attese sul suo futuro politico, suggerendo in un articolo pubblicato sulla stampa locale, di avere in preparazione un annuncio ''di grande interesse''.
''Nella mia prossima riflessione - aveva scritto sul quotidiano Granma - affronterò un argomento di grande interesse per molti compatrioti, ma non voglio per ora anticiparne nulla''.
Il 24 febbraio è fissata la riunione del Parlamento cubano che dovrà designare i membri del Consiglio di Stato, il più alto organismo esecutivo dell'isola, e il suo presidente. Cosi Castro sottolinea che ora ''è venuto il momento di eleggere il Consiglio di Stato, il suo presidente, il vicepresidente''.
''Ho avuto l'onore di questa carica per molti anni dopo la nuova costituzione del 1976 - ha scritto ancora rivolgendosi ai suoi concittadini con toni affettuosi - . Conoscendo il mio stato di salute critico, molti pensavano all'estero che la rinuncia provvisoria alla carica di presidente del Consiglio di Stato il 31 luglio 2006 che ho lasciato nelle mani del primo vicepresidente Raul Castro Ruz, fosse definitiva''.
"Fortunatamente il nostro processo conta ancora su quadri della vecchia guardia, uniti ad altri che erano più giovani quando è cominciata la prima tappa della Rivoluzione''. ''Il cammino - ha proseguito - sarà difficile e richiederà lo sforzo intelligente di tutti''.
La lettera si chiude con la promessa che non si ritirerà a vita privata: ''Non vi dico addio. Spero di combattere come un soldato delle idee. Continuerò a scrivere sotto il titolo ''Riflessioni del compagno Fidel''. La mia voce forse verrà ascoltata, saro' prudente''. Il messaggio è firmato di suo pugno e ha la data del 18 febbraio.

giovedì 14 febbraio 2008

IL GIORNO DELL'AMORE?


Strage di San Valentino in un campus universitario dell'Illinois: un ex studente armato con due pistole ed un fucile ha ucciso almeno cinque persone durante una lezione in un'aula affollata della Northern Illinois University per poi togliersi la vita. Altri 16 studenti sono rimasti feriti, alcuni gravemente. Gli studenti hanno tentato disperatamente di scappare, calpestandosi a vicenda, fuggendo tra corpi insanguinati, urla e lamenti.
Il giovane, bianco e magro, vestito di nero è entrato da una porta secondaria in un'aula della Cole Hall dove stava per terminare una lezione di geologia. "Non ha detto una parola. E' salito sul podio dove si trovava l'insegnante ed ha aperto il fuoco verso gli studenti - ha raccontato un testimone -. Ha sparato in rapida successione, con calma mentre nell'aula esplodevano il caos e il terrore".
La polizia del campus universitario , che si trova a DeKalb (a circa 100 km da Chicago), è giunta rapidamente sulla scena della strage. Ma lo sparatore, che aveva frequentato corsi di sociologia all'università, si era già tolto la vita. Le vittime più gravi, con ferite alla testa e al torace, sono state portate in elicottero in ospedale. Pochi minuti dopo l'inizio della sparatoria è scattato il sistema di allarme nel campus con messaggi email e sul sito web della università che invitavano gli studenti a restare in posti sicuri perché c'era un uomo armato in circolazione nel campus.
Gli studenti sono stati inoltre invitati, una volta accertata la morte del killer, a chiamare i loro familiari. Le lezioni sono state immediatamente sospese e l'università resterà chiusa anche oggi. Il presidente della università, John Peters, ha detto in una conferenza stampa che quattro persone sono morte nella classe di geologia (compreso lo sparatore) mentre altre due sono morte successivamente in ospedale. Non è ancora emerso un motivo per la strage, avvenuta a dieci mesi da quella del Virginia Tech, dove il 16 aprile 2007 uno studente di origini sudcoreane aprì il fuoco contro studenti ed insegnanti provocando la morte di 32 persone prima di togliersi la vita, nella strage più grave mai avvenuta in una università americana.
La Northern Illinois University è frequentata da oltre 25 mila studenti. L'ateneo era stato chiuso nel dicembre scorso per un giorno dopo che in un bagno del campus erano state trovate scritte di minaccia che facevano riferimento alla strage del Virginia Tech.

mercoledì 13 febbraio 2008

LA SPARANO GROSSA


Il Pentagono intende abbattere un satellite-spia americano fuori controllo, che cadrà sulla Terra a marzo. Lo hanno detto fonti anonime dell'amministrazione Bush, citate dai media Usa. Secondo indiscrezioni, il ministero della Difesa avrebbe deciso di lanciare un missile. Il satellite potrebbe essere pericoloso sia per l'impossibilità di prevedere il punto di caduta sia per il materiale radioattivo che trasporta.
E' stato il presidente Bush a dare l'ordine al Pentagono di prepararsi a "intercettare e distruggere" L-21, un satellite-spia supersegreto che fin dal lancio nel 2006 ha creato problemi agli Stati Uniti. "E' la prima volta che usiamo un missile tattico per colpire un oggetto spaziale", ha detto il vicecapo degli Stati Maggiori del Pentagono, generale James Cartwright. Il satellite americano, delle dimensioni di un minivan e pesante 2.270 kg, fu lanciato nel 2006 dalla California per una missione top secret del National Reconnaissance Office (Nro), ma entrò in panne quasi subito. Adesso si trova a 280 km da Terra, dopo essere già sceso di 70 km e dovrebbe raggiungere l'atmosfera a marzo. Non avendo mai acceso i propri razzi, ha a bordo 450 kg circa di pericolosa idrazina, un carburante che a Terra potrebbe avere seri effetti tossici. Le possibilità che il satellite cada su un'area popolata, ha detto James Jeffries, vice consigliere per la sicurezza nazionale alla Casa Bianca, "sono molto piccole, ma se avviene c'è il rischio che provochi morti o danni agli esseri umani", legati anche alle sostanze tossiche a bordo. Per questo, secondo Jeffries, il presidente Bush ha raccolto le raccomandazioni dei militari e ha ordinato l'operazione, che dovrebbe avvenire in una data imprecisata nella prima settimana di marzo. Tra i motivi della scelta, è stato spiegato al ministero della Difesa, c'è anche il fatto di impedire che un satellite che fa parte di un programma segreto finisca in mani sbagliate. Il Pentagono spera di centrare il bersaglio con un solo missile e avrà due giorni di tempo per valutare i risultati e decidere se sia necessario e possibile un secondo tentativo. Tra gli obiettivi c'è quello di colpire soprattutto il serbatoio di carburante, per ridurre al minimo la quantità di idrazina che cadrà sulla Terra.

lunedì 11 febbraio 2008

CON DANNATI


Il Pentagono ha annunciato ufficialmente l'incriminazione di sei presunti terroristi detenuti a Guantanamo per l'attacco agli Stati Uniti dell'11 settembre 2001, che provocò la morte di 2.973 persone. Per tutti e sei è stata chiesta la condanna a morte. Tra questi c'è la cosiddetta mente degli attentati, Khalid Sheikh Mohammed. L'uomo, di nazionalità pakistana, ha dichiarato di aver pianaficato ogni aspetto di quell'azione criminale.
Il formale rinvio a giudizio dei prigionieri avverrà lunedì prossimo: i sei saranno processati di fronte agli speciali tribunali militari della base e non potranno essere rappresentati da legali indipendenti. Lo ha reso noto il portavoce del Pentagono Bryan Whitman. Pesantissime le incriminazioni: omicidio e crimini di guerra. I legali del Pentagono chiederanno la condanna alla pena capitale per responsabilità nell'omicidio di circa tremila americani negli attentati di sei anni fa. Attentati che cambiarono il mondo
"Il Pentagono ha lavorato con grande impegno per completare il fascicolo di accuse contro individui coinvolti in uno dei più orribili atti di violenza e di terrorismo mai commessi contro gli Stati Uniti e i loro alleati - ha detto Whitman - il team legale ora è pronto a passare alla prossima fase per il processo".
Il New York Times ha citato i nomi degli altri prigionieri, si tratta di Mohammed al Qahtani, l'uomo che il Pentagono considera il ventesimo dei dirottatori dell'11 settembre 2001, Ramzi bin al Shibh, il principare intermediario tra i kamikaze e la cupola di Al Qaeda, Ali Abd al Aziz Ali, noto come Ammar al Baluchi, un nipote di Khalid Sheikh Mohammed e suo luogotenente nell'operazione del 2001, un collaboratore di al Baluchi, Mustafa Ahmed al Hawsawi e Walid bin Attash, noto come Khallad: secondo gli inquirenti ha addestrato alcuni componenti del commando di Al Qaeda.
A quanto ha dichiarato il Pentagono, sarà il tribunale militare a decidere quali prove saranno ammesse in giudizio, ma vi sarà "poco" che rimarrà coperto dal segreto d'ufficio.

giovedì 7 febbraio 2008

STUPEFACENTE


Sono circa 80 gli arresti disposti dai magistrati della procura distrettuale di New York e dai pm della Direzione distrettuale antimafia di Palermo nell'ambito dell'inchiesta "Old bridge" nei confronti di esponenti delle famiglie mafiose palermitane, coinvolti in traffici internazionali di stupefacenti tra l'Italia e gli Usa. I magistrati di New York hanno ordinato l'arresto di Frank Calì, ritenuto il nuovo boss della famiglia Gambino.
Il boss, secondo le indagini condotte in maniera congiunta dall'Fbi e dal Servizio centrale operativo della polizia di Stato, è da alcuni anni in contatto con i mafiosi palermitani che facevano capo a Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo. Le indagini sono condotte dal Servizio centrale operativo della polizia di Stato e dalla Squadra mobile di Palermo, coordinati dalla Dda e dalla procura nazionale antimafia. L'inchiesta ''old bridge'' di competenza italiana riguarda esponenti mafiosi in collegamento con gli americani sui quali stanno indagando l'Fbi coordinati dai magistrati della procura distrettuale di New York. A Palermo la squadra mobile e il Servizio centrale operativo hanno eseguito circa venti ordini di fermo disposti dalla Dda, mentre a New York sono stati effettuati 60 arresti. Il boss ai nipoti: "Lasciate l'Europa" Fra i dettagli emersi sull'operazione antimafia 'Old bridge' c'è l'intercettazione ambientale registrata lo scorso 30 agosto all'interno del carcere di Torino, nella quale il boss mafioso Francesco Inzerillo, detto 'u' truttaturi' (il trottatore ndr), rivolgendosi ai nipoti Gianni e Pino Inzerillo, li invita a lasciare l'Italia. "Qua c'è solo d' andare via.. e basta.. - diceva senza sapere di essere intercettato - se non fai niente devi pagare, se fai devi pagare per dieci volte". E aggiungeva: "il punto è che tu non puoi stare.. che ormai i nomi sono segnalati, punto e stop". "La migliore cosa e quella d'andarsene?.. basta essere incriminato per l'art. 416 bis, automaticamente scatta il sequestro dei beni?. cosa più brutta della confisca dei beni non c'è". I due nipoti gli rispondevano di avere già preso in considerazione questa ipotesi, "anche perchè - si legge nel provvedimento dei pm - la pubblicità dovuta ai media, faceva sì che la gente li guardasse in maniera strana". Francesco Inzerillo ha quindi suggerito che l'unica soluzione accettabile era "andarsene dall'Europa.. non dall'Italia .. devi andare via dall'Europa..".

mercoledì 6 febbraio 2008

CASA BIANCA (O NERA?)


"Il Supertuesday va a Barack Obama, che ha conquistato il maggior numero di stati e delegati". Ad affermarlo, in attesa di riscontri, un comunicato pubblicato sul sito della campagna del senatore dell'Illinois in cui si precisa che Obama "ha conseguito un'importante vittoria sulla senatrice Clinton". I media americani finora hanno dato un vantaggio ad Hillary Clinton, ma in misura diversa l'uno dall'altro.
Il network Nbc ha previsto che alla fine dei conti sarà Obama a spuntarla, ma le proiezioni dei vari media indicano ancora una situazione non definita. Per vincere la nomination tra i democratici, è necessario conquistare 2.025 delegati. Con lo stato del New Mexico ancora da assegnare, Obama ha sostenuto di essere in testa con 845 delegati contro gli 836 di Hillary Clinton. La complessa formula che i democratici usano per assegnare i delegati contribuisce all'incertezza, insieme all'assegnazione di 796 "superdelegati" (senatori, deputati, governatori e altri esponenti di partito, non vincolati nella loro scelta), che vengono ripartiti in modo diverso dai vari media. Secondo le proiezioni della Nbc, Obama alla fine dei conti del Super Martedì avrà tra 840 e 849 delegati, contro gli 829-838 della Clinton. Queste sono le ultime proiezioni dei vari network televisivi:CNN: Clinton 825, Obama 732NBC: Clinton 582, Obama 485CBS: Clinton 974, Obama 905ABC: Clinton 872, Obama 793FOX-AP: Clinton 845, Obama 765

martedì 5 febbraio 2008

CAPOLINEA


Mercoledì finisce la XV legislatura con lo scioglimento delle camere. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto al Quirinale i presidenti di Senato e Camera come da prassi: l'articolo 88 della Costituzione infatti prevede lo scioglimento dopo aver sentito i presidenti dei due rami del Parlamento. Il presidente del Consiglio Romano Prodi salirà al Quirinale per controfirmare il decreto.
Il giorno del voto, che verrà deciso dal governo, dovrà essere compreso fra il 45esimo e il 70esimo giorno dallo scioglimento delle Camere. E' questo infatti il limite temporale previsto dalle norme che regolano le procedure per il voto e fissano i tempi per la presentazione delle candidature e delle liste e per il deposito dei simboli elettorali presso il ministero dell'Interno. Sarà sempre il capo dello Stato, con decreto, a convocare inoltre i comizi elettorali su deliberazione del Consiglio dei ministri. Lo stesso decreto fissa il giorno della prima riunione delle nuove Camere. Tutte le previsioni concordano nell'indicare in domenica 13 e lunedì 14 aprile le date in cui gli italiani, dopo meno di due anni dalle ultime elezioni politiche, saranno chiamati nuovamente alle urne. Le elezioni politiche, prevede la legge, devono tenersi entro 70 giorni dalla data di scioglimento anticipato delle Camere da parte del capo dello Stato. Restano in ballo quindi anche le date del 6 e 7 aprile.

lunedì 4 febbraio 2008

IL RITORNO DEGLI UOMINI BOMBA


Un attentatore suicida si è fatto esplodere in un centro commerciale della città di Dimona, nel sud di Israele. Un secondo kamikaze sarebbe stato ucciso prima di farsi saltare in aria. Almeno tre i morti: si tratta dei due terroristi e di una donna israeliana. Una quindicina i feriti. Rivendicazioni sono giunte dai martiri di al-Aqsa e dalla Jihad islamica. A Dimona è insediato il Centro di sviluppo del programma nucleare israeliano.

Nell'ospedale di Beer Sheba sono ricoverate 15 persone fra cui un israeliano definito ''in fin di vita''. Il ministro della difesa Ehud Barak sta per raggiungere Dimona per rendersi conto di persona dell'accaduto. Il premier Ehud Olmert non ha ancora commentato gli ultimi eventi. Una fonte nel suo ufficio ha rilevato che ''si tratta di un episodio grave, ma prevedibile''. Si tratta del primo attentato in Israele dopo la conferenza internazionale per la pace israelo-palestinese tenutasi lo scorso novembre ad Annapolis, negli Stati Uniti.

Secondo la radio militare, uno dei due attentatori palestinesi sarebbe stato ucciso dagli spari di un ufficiale israeliano: il corpetto che indossava non è ancora esploso e artificieri hanno sgomberato la zona. "Abbiamo udito una forte esplosione e visto la gente che correva", ha raccontato un negoziante, "ho visto volare brandelli di carne umana".

L'attentato è stato rivendicato dalle Brigate dei martiri di al-Aqsa (al Fatah) con una telefonata anonima ad una agenzia di stampa palestinese. Il loro portavoce affermava di parlare da Gaza. La televisione commerciale israeliana Canale 10 ha appreso di un volantino di rivendicazione che sarebbe firmato congiuntamente dalle Brigate al-Aqsa e dai Comitati di resistenza popolare. Secondo la radio militare, un'altra rivendicazione sarebbe giunta nel frattempo dalla Jihad islamica.

Il movimento di resistenza islamico Hamas, che a giugno scorso assunse il controllo della Striscia di Gaza e ha costretto il presidente palestinese Abu Mazen a riparare nella Cisgiordania occupata, ha commentato l'attentato dicendo che si è trattato di "un atto eroico" e "la naturale risposta ai crimini commessi dall'occupazione".

In questa fase l'episodio viene collegato direttamente all'abbattimento della barriera di confine fra Gaza ed Egitto che, secondo i servizi segreti israeliani, ha consentito nelle ultime due settimane l'ingresso di numerosi terroristi nel Sinai egiziano e dunque in una zona non lontana geograficamente da Dimona. In seguito all'attentato, Israele deve ''sospendere i negoziati politici con l'Anp'' e rafforzare le difese lungo il confine con l'Egitto, ha affermato il ministro Ely Ishay, leader del partito ortodosso Shas.

domenica 3 febbraio 2008

LIVING IN DARFUR


Il presidente del Ciad Idriss Deby ha rifiutato l'offerta del governo francese di farlo uscire dal Paese. Lo hanno annunciato fonti dell'Eliseo. Intanto aerei da trasporto dell'esercito francese hanno trasferito circa 400 cittadini stranieri da N'Djamena, capitale del Ciad dove infuriano i combattimenti, verso Libreville, in Gabon, nel corso della notte. Lo ha reso noto lo stato maggiore dell'esercito francese.

Dopo i trasferimenti, nei tre punti di raccolta allestiti dal contingente transalpino a N'Djamena rimangono ora 560 persone. La situazione in Ciad è sempre più critica. ll governo francese ha fatto pressione sul presidente Idriss Deby per farlo uscire dal paese in preda alla violenza, qualora egli ritenga di essere in pericolo di vita, ma lui ha rifiutato."Da venerdì sera abbiamo offerto a Idriss Deby aiuto per lasciare il Ciad se avesse capito che la sua vita era in pericolo e che doveva andarsene, ma lui ha rifiutato", ha detto la fonte dell'Eliseo. "La proposta di aiuto è sempre valida", ha aggiunto. Secondo un giornalista dell'Afp nel centro di N'Djamena stanno infuriando i combattimenti tra i gruppi ribelli e le forze leali al presidente, dopo una notte relativamente tranquilla.
Da venerdì sera il presidente francese Nicolas Sarkozy ha tenuto due riunioni di crisi con i ministri della Difesa e degli Esteri. Sabato Sarkozy ha avuto due colloqui con Deby sugli ultimi sviluppi della situazione in Ciad, in particolare a N'Djamena dai quali era venuta l'assicurazione che era in atto una tregua.
Il capo di Stato maggiore del Ciad, Daud Soumain, è stato ucciso durante i combattimenti. Lo ha confermato il ministro della Difesa francese Hervé Morin. Sabato notizie provenienti da N'Djanema avevano parlato della morte di Soumain in scontri a Massaguet. E intanto il dispiegamento della forza europea Eufor in Ciad e Centrafrica è "sospeso fino a mercoledì prossimo" a causa dei violenti combattimenti che da tre giorni scuotono il paese.
Farnesina: "Evacuati 21 italiani"Sulla base dell'accordo tra il ministero degli Esteri e le autorità francesi, sono stati evacuati 21 connazionali residenti nella capitale del Ciad, N'Djamena, che avevano chiesto di lasciare il paese. Lo hanno reso noto fonti della Farnesina. I connazionali sono attualmente preso la base francese di Libreville, dove sono stati raggiunti dal nostro ambasciatore in loco. Rimangono ancora alcuni italiani nella capitale e nel resto del paese.

venerdì 1 febbraio 2008

ORDINARY LIFE


Due attentati a Baghdad: 68 morti
Colpiti affollati mercati della città
Due gravi attentati kamikaze, compiuti da altrettante donne affette da sindrome di Down, si sono registrati a breve distanza l'uno dall'altro a Baghdad, in Iraq. Il bilancio è di almeno 68 morti e decine di feriti. L'attacco più sanguinoso è stato messo a segno nel mercato al Ghazil, dove un ordigno è esploso tra la folla. Il secondo è stato compiuto al mercato degli uccelli di Al Jedida, sobborgo situato nella parte sud-orientale della città.


A rendere ancora più agghiacciante il doppio attacco, è stato il fatto entrambe le donne "suicide" sarebbero state affette dalla sindrome di Down e non in grado di farsi esplodere da sole: a questo avrebbe provveduto qualcuno a distanza con un radiocomando.



In ordine di tempo, prima è stato colpito il frequentatissimo Suq Al Ghazil, famoso per la varietà di animali domestici, uccelli esotici e pesci da acquario che offre, e poi quello di Al Jadida, sobborgo situato nella parte sud-orientale della capitale, dove analogamente sono in vendita volatili.
Entrambi erano particolarmente affollati, essendo giornata festiva. Suq Al Ghazil, che apre solo di venerdì, proprio per la sua popolarità è stato spesso obiettivo di attentati: tre soltanto l'anno scorso, l'ultimo dei quali il 23 novembre, quando rimasero uccise tredici persone e altre 57 riportarono lesioni.